La scorsa estate (2020) ho fotografato questo rosso pezzo di Luna … Durante questo inizio anno 2021, questa immagine ha ispirato Matteo.
Grazie alla sua passione per la scrittura, sentiamo cosa vuole dirci questa “Red Moon”.
A me non resta che ringraziare Matteo Betta.
MONOLOGO DELLA LUNA ROSSA CRESCENTE
“Beh?! Allora?! Cos’avete da guardare?! Pensate sia piacevole per me vedervi lì, tutti a guardarmi con la vostra aria inebetita e falsamente romantica? Pensate che possa essere lusingata dall’avere i vostri occhi puntati addosso per gran parte della vostra notte? Io che non desidero altro che mi si lasci in pace a godermi il buio e il silenzio del cosmo intorno, mentre voi ve ne state lì a faccia in su a fissarmi, addirittura qualcuno di voi usando un binocolo o nientemeno che un telescopio? Come dite? Mi state ammirando? Ma fatemi il piacere! Smettetela una buona volta di voler trovare delle giustificazioni nobili alla vostra sciocca e morbosa curiosità! Quale ammirazione! Ma se dalla notte dei tempi, ogni volta che mi vedete rossa non fate altro che fare scongiuri e alzare al cielo preghiere di aiuto e misericordia che scaccino la vostra puerile, stupida, miserabile paura! Ma guardatevi!
Tutti tronfi e orgogliosi dei vostri presunti grandi traguardi raggiunti, e anche adesso che mi guardate all’interno del ventunesimo secolo di vita, quando mi vedete rossa anche quelli di voi che si reputano più razionali cominciano a essere sfiorati dal dubbio che possa portare sventure e calamità! Non parliamo poi di quando vedete un’eclissi! Vi sentite tanto grandi e siete lì che ve la fate addosso dalla paura se io, che me ne sto quieta e assorta per i fatti miei quassù, per cause puramente naturali e perfettamente spiegabili persino dalla vostra scienza, mi ritrovo con una luce rossa che tinge la mia superficie! Quella stessa superficie, peraltro, che non vi siete peritati di venire spudoratamente a calpestare spinti dalla vostra boriosa tracotanza! Non vi bastava più il suolo terrestre, anche il mio dovevate venire a deturpare coi vostri macchinari e soprattutto con la vostra presunzione! ‘Un piccolo passo per un uomo, ma un grande salto per l’umanità’, puah! Ma fatemi il piacere! Quale salto avete mai fatto dopo che avete posato i piedi sul mio povero suolo, fino ad allora felicemente vergine della vostra indesiderata presenza? Potete dire di essere diventati uomini
migliori, dopo avermi bellamente calpestato? Potete, in coscienza, affermare che l’umanità abbia fatto quel grande salto che diceva il piccolo uomo che mi è saltato sopra per primo? Ah, beh, se quello che è seguito al vostro allunaggio, come lo chiamate voi, rappresenta il frutto di quel piccolo salto, avete proprio di che vantarvi, non c’è che dire! E a me è toccato in sorte nel corso dei millenni di dovervi osservare nelle vostre insignificanti attività, grandi e piccole, e vedervi ripetere sempre gli stessi errori, in tempi e modalità diverse, ma sempre gli stessi! Se vi foste sognati di chiedere il mio parere, prima di venire a fare le vostre passeggiate sul mio suolo e a piantare le vostre stupide bandierine e a portar via qualche pezzo di me, così, come se foste stati a un self service, vi avrei detto subito di non provarci neanche, a spendere tutti quei soldi che avete speso e a fare il viaggio fino alla mia superficie! perché tanto non avreste imparato nulla nemmeno da questo viaggio, nemmeno dal contatto con me! Perché siete ottusi come poche altre creature esistenti, voi che invece vi ritenete dei geni! Volete sapere la sensazione che ho provato quando avete fatto quel famoso piccolo passo che doveva essere un grande salto? Ho provato quello che più di un secolo fa uno di voi, un regista, aveva raccontato in un suo film, quando immaginò che un razzo con a bordo alcuni di voi partisse per atterrare su di me, e nel farlo mi centrasse dritto in un occhio! Ecco, per me voi siete stati non come un razzo, ma come un pugno in un occhio! Chi vi ha dato l’ardire di pensare di potervi permettere impunemente di poter venire a spasso bellamente sopra di me, come se fosse un vostro diritto! È incredibile la vostra presunzione, la vostra arroganza, il vostro smisurato ego pieno solo della vostra superba vanità! ‘Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza’. E si vede, infatti, quale virtute e quale conoscenza siete stati capaci di raggiungere, in tutto questo tempo in cui siete al mondo! E oltretutto mi tocca anche essere la destinataria delle vostre insulsaggini melense e delle vostre smancerie, quando vi rivolgete direttamente a me nello sdolcinato gioco dei vostri corteggiamenti! Oppure mi tocca sentire le vostre invocazioni patetiche, che sciorinate con l’aria di malinconica supponenza che esibite in questi casi! E lo fate tutti, nel senso che lo fa ogni esemplare che rappresenta il genere umano, dal più ignorante dei cialtroni al più elevato dei poeti! Chiunque si crede in diritto di interrogarmi, di rivolgermi preghiere, di chiedere la mia protezione, o altre scempiaggini del genere! O addirittura volete farvi i fatti miei, così, con naturalezza, come se il fatto che io vi appaia da quassù solo per l’ordine naturale delle cose che costituiscono il cosmo e che sono naturalmente infinitamente superiori a voi e alla vostra miserrima capacità di comprensione, vi autorizzassero a cercare di sapere cosa mi passa per la testa! E allora, in queste circostanze, dico quando non vi peritate di essere spudoratamente indiscreti, sapete anche usare elevate parole, vero? ‘Che fai, tu, luna, in ciel?
Dimmi, che fai, silenziosa luna?’… che faccio?! Vi guardo, ecco che faccio! Perché questo purtroppo mi tocca fare! Guardarvi! Cosa volete che faccia?! Semplicemente mi faccio gli affari miei, che non vi riguardano, e che sono tanto contenta di poter fare immersa come sono in queste tenebre tranquille e discrete, che mi allontanano da tutto, soprattutto dalla vostra curiosità molesta, e che mi permettono quella beata solitudo rigenerante e soddisfacente, che voi non sareste mai in grado di apprezzare. Voi, così impavidi e intraprendenti, non appena restate al buio ecco che tremate e ve la fate sotto dalla paura, peggio che al tempo in cui eravate ancora poco meno che scimmie! Volete sapere la verità? Non ve lo meritate, l’universo che vi contiene, è troppo elevato per la vostra presunzione e per la vostra ignoranza! Qualunque scoperta tecnologica possiate fare, qualunque progresso possiate ottenere, non sarete mai all’altezza di ciò che io vedo da quassù, da questo posto che ormai, anche se lo frequentate da anni, non potrà mai essere veramente vostro, nemmeno se riuscirete davvero a colonizzarlo – il che significa a deturparlo con la vostra presenza –
come state provando a fare e come probabilmente riuscirete, in qualche modo, a fare davvero. Io naturalmente mi auguro di no, ma nella vostra presunzione c’è un grado di cocciutaggine che vi può far raggiungere anche obiettivi più grandi di voi. Che poi puntualmente non sapete mandare a buon fine, anche se voi ovviamente siete convinti di sì. Mi fate una rabbia, se sapeste! E mi fa una rabbia che adesso che sono come dite voi in fase crescente, mi tocca dovervi guardare per tutto un mese intero! Devo ringraziare il sole, che mi ha prestato in questo periodo un po’ della sua luce rossa con la quale tingo la mia superficie! Sì, lo ringrazio perché questo rossore, che a voi fa tanta paura perché con tutto il vostro progresso siete rimasti superstiziosi come i trogloditi che eravate, è la maniera che ho di farvi vedere la rabbia che provo per voi! È solo per quello, non per altro, che vedete la luna rossa: perché sono infuriata con voi! Finalmente tra poco sarà giorno, e la smetterete di guardarmi! Anche se da domani ricomincerà la solita solfa!
Che rabbia mi fate! Non vi sopporto più!”
Mi chiamo Matteo Betta e sono nato nell’ormai non più vicinissimo 1973. Da allora ad oggi, credo di aver sempre avuto una certa attrazione per la scrittura, perlomeno da quando ho imparato a leggere e scrivere; a far di conto faccio fatica ancora adesso, in verità. Da adolescente – anche e soprattutto grazie all’incontro con Luigi Pirandello, che da allora ho eletto (sperando nella sua postuma indulgenza) a mio “nume tutelare” – una delle poche convinzioni che avevo era che avrei fatto lo scrittore, o in alternativa il giornalista: naturalmente, non ho fatto nessuna delle due cose.
D’altra parte, il mio sogno di bambino era invece di essere, non di essere come ma proprio di essere Niki Lauda, l’unico vero idolo che abbia mai avuto in vita mia. Questo dimostra che la progettazione personale non è esattamente il mio forte, evidentemente. Ad ogni modo, messa ormai da tempo da parte ogni velleità di ripercorrere le gesta del mio eroe d’infanzia, da qualche anno in qua ho provato a dedicarmi in maniera un po’ più organica e continuativa a quello che è a tutti gli
effetti una delle cose che amo di più fare, cioè scrivere, anche se non per professione, ovviamente.
I risultati sono quel che sono, ma in fondo penso di non nuocere più di tanto alla collettività, e nello stesso tempo canalizzo in modo costruttivo e tutto sommato innocuo energie positive che mi aiutano a disperdere quanto c’è di negativo nella vita e nel mondo, cose che mi piacciono entrambe, ma che non sempre si presentano nel migliore dei modi.